Conosci la tua esperienza?

Conosci la tua esperienza?

E la vita va avanti senza soste, e non sempre raccogliamo ciò che vorremmo. E ci fermiamo o, meno peggio, ci accontentiamo del raccolto! Così la storia dell’esistenza prosegue ininterrottamente, rallegrandoci quando il raccolto è discreto … o portandoci a raccontare che poi la vita per noi disegnata è questa, quando invece il raccolto è magro. Intanto, tutto questo andazzo, viene registrato dal nostro inconscio, molto pigro nella circostanza perché non sostenuto da una forza avversa positiva. Il cervello si abitua a questo stile circostanziale trasformando, appunto, le circostanze in abitudini viziate dal pressapochismo!

Ho raccontato, in alcune informative che vi ho inviato in precedenza, che possiamo puntare ad ottenere cose diverse … molto più allettanti, positive e appaganti. Si, senza dubbio, ci vuole forza per questo genere di intenzioni, ma non è di questa forza che voglio parlarvi oggi. Voglio discutere, invece, sulle convinzioni che non ci consentono di attivare quella forza che ognuno possiede per sterzare in modo deciso verso mete a dir poco più che deliziose.

Le convinzioni negative, altrimenti dette limitanti, sono incredibilmente ben strutturate, forti, sistematiche e di importante resistenza. Proprio a causa di queste caratteristiche, ci abbandoniamo ad esse … e sempre esse decidono non avendo alcuna intenzione di decidere … ma lo fanno semplicemente ed abitudinariamente … perché così programmate e mai messe in discussione.

L’interesse odierno che mi invita a parlarvene è, quantomeno, diretto a comprendere l’esperienza che abbiamo vissuto e che ci ha portato a quel dato risultato. Troppo semplice, per me e per voi, dire: “sono caduto e mi sono sbucciato le ginocchia!”. Il mio interesse, e che vorrei che fosse anche il vostro, è puntato a capire ben altro. E ciò, il ben altro, lo scopro con una variazione comunicativa verso me stesso … ponendomi una domanda di questo genere: “come ho fatto a cadere sbucciandomi le ginocchia?”

Sembra sciocco tutto questo ragionamento, vero? Tranquilli, non sentitevi in soggezione se rispondete in modo sincero con un “si” … perché così riflettevo anche io, prima che mi interessassi di alcuni aspetti relativi a come funziona la mente di una persona, dove principalmente volevo comprendere la mia. Quando la mia mente viene colta dalla domanda potente anzidetta (come ho fatto a cadere sbucciandomi le ginocchia?) scopro aspetti che con la prima affermazione non avrei mai fatto emergere. Certo è anche che, qualcuno, potrebbe sostenere che in sostanza … il risultato è stato quello di trovarsi con dei danni alle ginocchia. E avete ragione, non posso contraddirvi. Ma, la domanda potente è tale perché porta alla luce il processo che mi ha portato a “conseguire” il malanno.

E nel momento in cui scopri come le cose hanno funzionato male … allora, in modo naturalmente intelligente, cerchi di operare una variante mentale al tuo pensiero abitudinario. Questo significa, oltremodo, che al cambiar del pensiero, muta l’azione. E al mutar dell’azione, fidatevi, il risultato è di certo diverso … soprattutto se hai compreso il modo di come camminare evitando di trovarti a cadere … sbucciandoti le ginocchia. La considerazione iniziale (sono caduto e mi sono sbucciato le ginocchia!), al contrario, non alimenta il fuoco della responsabilità circa l’accaduto. E così peccando, la vita continuerà ad andar ben se non cadiamo … e ci auto-commisereremo quando cadiamo riportando la sbucciata (tutte a me, ne capitasse una buona nella vita!).

So che non è semplice soffermarsi sull’analisi delle circostanze, ma è un passo che consiglio vivamente a tutti di intraprendere. Quando ti approcci le prime volte a questa auto-riflessione esperienziale, proverai un disagio fra te e te. E’ normale questo stato d’animo alle prime occasioni, semplicemente perché al di fuori dei normali schemi di pensiero convenzionali! Così come è normale che potrai sentirti strano nel fare queste cose … perché, in modo normale, ne compiamo altre … di strane!

Il concetto, quindi, è di capire (meglio dire … far confessare la nostra mente) come ha creato quel risultato. Stai mettendo in atto il rilevo della coscienza dell’incoscienza. Come se le due forze di pensiero, quello abitudinario e quello critico, contendessero una disputa … al pari di due persone avverse che se la contendono in un tribunale! Il vantaggio di operare sulla struttura del nostro pensiero, agevola i contrasti tra il far bene ed il far male (risultato buono, risultato cattivo o comunque insoddisfacente). Un contrasto dove il giusto vuole la sua vittoria … il che, poi e di riflesso, sarà la tua! E credo fermamente che alla fine è proprio ciò che noi vorremmo raccogliere!

Il vero problema é che non desiderava affatto comprenderlo!

Francesco

 

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