Questione di routine

Questione di routine

Questione di routine - Francesco Tortora

Pensiamo e ci muoviamo pressoché in modo automatico … ed otteniamo, pressoché, i medesimi risultati! Questo è un dato di fatto, nulla di nuovo! Quanto potrebbe essere una novità, invece, è che dobbiamo consapevolizzarci di quali risultati abbiamo e, a ritroso, quali azioni compiamo. E, ancora andando un passettino indietro, a come pensiamo prima di metterci in moto. Ho volutamente costruito al contrario la catena del comportamento che, se ripetuto, crea un’abitudine. Un’abitudine a sua volta che, quando ben si radica nella nostra mente, diventa un vizio. Io per vizio, intendo un comportamento che ci prospetta risultati non desiderati, improduttivi.

Non sarà mai un vizio correre i 100 metri (comportamento) in un tempo al di sotto del record mondiale (risultato). Questo è un eccellente risultato. Magari vogliamo migliorarlo correggendo certe abitudini (di riposo, di allenamento, di alimentazione, di tecnica, etc.) … ma non è questo il genere di comportamento abitudinario che mi interessa oggi discutere insieme a voi! Mi interessano, piuttosto, quei comportamenti che di continuo attuiamo nella nostra vita … che ci portano al nulla o poco più … e che ci fanno in aggiunta star male da morire perché non in linea con le nostre aspettative!

Analizzare un comportamento è più semplice che costruirne uno nuovo. Molto più difficile, ancora, è modificarne uno improduttivo. Ma col passo di oggi, vorrei partire ad elevare la consapevolezza dei nostri pensieri, delle nostre azioni e di quello che raccogliamo in funzione di ciò. Quando una persona non sa come arriva alla fine del mese senza soldi, è un conto. Quando invece si rende conto di come li spende, tanto da arrivare a fine mese senza una lira, siamo già vicini alla verità. Una verità che di per sé non cambia alcunché rispetto a prima. Ma almeno sai come hai fatto funzionare le tasche e, pertanto, l’analisi ti porta al cartello del bivio che ti chiederà con enorme franchezza: <Ora che sai come fai … cosa farai da adesso?>.

La tua analisi deve essere profonda, devi capire quale è il segnale che ti spinge ad agire in quell’esatto modo … anche se non è tutto ciò che devi sapere. Ma questo inizio è importante, molto importante. Per molti di noi un segnale comune ci è dato dallo squillio della sveglia poggiata sul comodino della nostra stanza da letto. Come reagisci quando inizia a trombettarti nelle orecchie di primo mattino?

  • Ti butti prontamente giù dal letto?
  • La sospendi per altri 5 minuti (e poi forse per altri 5 minuti)?
  • La spegni, tanto fra 5 minuti balzerai dal letto pieno di energie … se ti ricorderai che dovevi svegliarti ad una certa ora?

Qualunque sia il tuo comportamento, quella è l’abitudine che abbiamo instillato in noi e che scatta nel momento in cui percepiamo il segnale della sveglia! Ma attenzione, come dicevo, c’è dell’altro! Mi capita ancora oggi che per lo stesso segnale ho comportamenti diversi. Si, voglio dire, la sveglia inizia a suonare … ma non sempre balzo dal letto così come avviene quando devo recarmi in ufficio … cosa che amo da morire! Solitamente (quasi sempre) ciò avviene quando la sequenza non ci prospetta un risultato soddisfacente, gratificante.

Facciamo conto, ad esempio, che il tuo capo ti inviti, per domenica prossima, ad una riunione politica presso la sede del circolo degli imprenditori locali. Le domeniche d’estate le trascorri al mare, talvolta in piscina con l’intera famiglia. In più, tu e la politica siete acerrimi nemici. In pochi termini, per voi, la riunione è semplicemente una rottura di scatole! Il sabato sera prima della riunione esci con famiglia ed amici. Ti stanchi e ti sei rilassato anche con un paio di bicchieri di buon vino. Si fa tardi e si rientra a notte fonda … come ogni sabato! Prima di addormentarti programmi la sveglia per le 7.00 al fine di presentarti in orario alla riunione politica cui il tuo capo ti aveva cortesemente invitato. Di un po’ … cosa ti succede quando arriva il segnale … ehm, quando strombazza la sveglia alle sette di domenica mattina? Non ho bisogno di risposte, le conosco! E sono certo che difficilmente qualcuno mancherebbe all’appuntamento! Mi chiedo, per quale ragione? Sei forse diventato d’un tratto appassionato di politica?

Sul lavoro e nella vita, la qualità dei comportamenti che adottiamo a seguito di ogni segnale … è direttamente collegato alla bontà delle aspettative e delle gratificazioni che possiamo beneficiare e godere al riguardo! Visito le aziende ed i loro abitanti (lavoratori, responsabili, imprenditori, etc.) per tanti giorni ogni anno! La varietà degli umori che scopro è a dir poco impressionante. Se dovessi contestualizzarli in solo due categorie … mi verrebbe facile creare questi due gruppi: quello dei tristi e quello dei felici. E se mi chiedete … quale dei due gruppi è maggiormente rappresentato … i tristi vincono per 10 a 1 contro i felici … senza alcuna possibilità di rimonta! (le mie statistiche raccontano di una vittoria ancor più schiacciante. Il dato da me esposto tiene conto della legge della speranza).

La causa della disfatta emotiva di questo esempio è molto semplice da scoprire: le persone non trovano alcuna gratifica nell’ambiente che vivono, ogni aspettativa è praticamente nulla! Non invidio nessuno di loro … ma mi dispiace per ognuno di essi. Mi spiace davvero tanto da voler assolutamente gridar loro in faccia che devono cambiare routine … devono cercare loro le aspettative … devono trovar modo di ricevere gratificazioni o di auto-gratificarsi! E’ un passo, anche se di pochi minuti, che spendo in ogni corso che intrattengo con la gente che lavora. Lo faccio ben volentieri, come altri hanno fatto con me! Nella vita, il cambiamento avviene spesso per circostanze talvolta oscure alla logica. Mi auguro, pertanto, che due mie paroline passionali facciano il loro corso!

Quindi, quando la gratifica non è percepita o è assolutamente non ipotizzabile … cerca uno scopo in ciò che fai, dovessi trascorrere una vita intera per scovarlo! Lo scopi, gli scopi se ne hai più di uno, sono il vero trainante dell’esistenza. Ma questa storia dello scopo, fanne uso anche quando ti “affibbiano” un compito di per sé poco allettante o, peggio, snervante. Non approcciarti al compito con la solita formula (segnale + comportamento = gratificazione che forse non avverrà), ma con una formula più aggiornata e consona per la persona che sei e per la missione in cui sei impegnato (segnale + comportamento = scopo della vita che sto raggiungendo).

Rideva, rideva di più, rideva sempre … di lì a poco, scoprì di essere felice!

Francesco Tortora

 

Questione di routine

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.