Che dici, puoi fare qualcosa?

Che dici, puoi fare qualcosa?

In ciascuno c’è qualcosa di prezioso. Ciascuno ha dei talenti importanti. Ciascuno che possiede talenti preziosi … su questi può realizzarsi e vivere in modo più felice … o meno triste se la cosa vi garba meglio! L’infelicità è, almeno in questo caso, vivere la propria esistenza in disallineamento con i propri valori e talenti. In breve, siamo persone guidati da criteri strettamente personali e che vorrebbero esprimersi in base alle proprie qualità, alle proprie idee di poter essere utili ed offrire il proprio contributo.

Nel mondo del lavoro, soprattutto chi cerca un’occupazione, amerebbe tanto la situazione di trovar un posticino per far fronte alle sue necessità. Ci sono “spesucce” da affrontare ed altri impegni che richiedono comunque esborsi finanziari, piccoli o ingenti che possano essere. E questo lavoro, col tempo, lo si trova. Ed inizia a salire la felicità e l’entusiasmo, perché pensiamo che l’aver trovato un lavoro sistemi tutte le cose. Poi, col passare dei giorni e dei mesi … la felicità e l’entusiasmo si abbassano drasticamente … in altri casi, addirittura, cessano di esistere. Probabilmente abbiamo trovato il lavoro, ma non un’occupazione che ci fa star bene … se non (e nemmeno per tutti) per il fatto che tutto ci viene garantito contrattualmente! E mentre siamo ancora in quel lavoro … la mente frulla perché intenta a decidere il da farsi. Da un lato si tenta di accettare la positività di avere almeno quel lavoro o la carenza di lavoro nel mercato; dall’altro lato andiamo alla ricerca di un altro paradiso, qualcosa di diverso … migliore del presente o meno peggio dello stesso presente.

Un bel processo, ma come tale snervante al pari di un tira e molla continuo. Si diventa come una pallina di tennis … si viene sballottati a destra e a sinistra del campo di gioco. Attualmente le persone che vivono situazioni di questo genere sono molte … e sono in continuo aumento. Il lavoro diventa più importante del proprio essere: mi spiace di ciò … sono sincero. Della serie: la cosa più importante è lavorare! Mi spiace davvero, perché vorrei che tutti lavorassero impegnati per una causa nobile dove, fra queste, inserirei anche la “causa dell’esser felice sul lavoro”. Di certo una situazione che non porta benefici a nessuno … né a me … e nemmeno a chi ci mantiene! Eppure, ne sono convinto fino alla morte, in qualsiasi lavoro posso trovarci del piacere.

Ricordo, anni e anni fa, di aver vissuto la mia prima esperienza professionale presso uno studio commerciale. La professionalità delle persone era di alto livello, al pari della disorganizzazione e dello scompiglio che vigeva a quel tempo. Potevo fregarmene tranquillamente del tutto … mi accinsi però a cambiare l’aspetto dell’ufficio. Piccole cose … che portavano ad un ordine diverso, ad una visione diversa … ad una soddisfazione personale per aver contribuito a far crescere lo studio sotto l’aspetto ambientale. Da quell’esperienza imparai molto e venni apprezzato dai capi in misura superiore a chi magari ne sapeva molto più di me sotto il profilo professionale. In pochi termini, avevo trovato un piccolo obiettivo da raggiungere … non mi ero cullato nell’ambiente buio che mi aveva accolto.

Racconto questo fatto soltanto per ricordare a tutti che la prospettiva del nostro lavoro può cambiare in un istante. Qualunque sia il settore di attività, nessuno escluso. Ed una volta cambiata la prospettiva, di riflesso, cambia anche la nostra mia emotività … e possiamo godere di momenti di felicità. Molte persone vivono male il proprio lavoro anche per altre ragioni diverse dall’ambiente strutturale. Si, sotto il profilo strutturale ed ambientale è tutto ok … la qualità dei rapporti, invece, è assolutamente precaria. Di queste aziende ne posso elencare almeno un migliaio … e non buffoneggio. Un ambiente positivo sotto il profilo relazionale … è unico quanto il leoncino che nasce schiudendosi dall’uovo della madre leonessa. Pertanto, è un miracolo!

Il più delle volte le relazioni sono di cattiva qualità sia a livello verticale (dall’alto verso il basso) … ma anche a livello orizzontale (fra colleghi di pari livello lavorativo). La relazione è importante, il creare gruppo è importante: state certi, non esiste azienda di vera e pura qualità se si mira e si erge la sola qualità del prodotto … per poi trovare le risorse umane per nulla felici di vivere per quell’impresa. Detto ciò, le responsabilità sono dei vertici, penserete voi!

Beh, ogni padre dovrebbe sostenere la famiglia. Ma se nostro padre (per le tante ragioni della vita) non assicura tutto questo … tu, come figlio intelligente e consapevole, come ti comporti a fronte di questo fatto? Sono certo che ti prodighi, giammai pensare ai tuoi familiari … non te lo perdoneresti mai. Questo darsi da fare nasce nelle persone che hanno una data responsabilità come qualità caratteriale. Sanno che possono far qualcosa … e la fanno, punto e basta.

Sul lavoro, carissimi lettori, vale lo stesso ragionamento. Fin quando hai la possibilità (e l’opportunità) di poter migliorare te stesso migliorando gli altri -… allora, lì nasce il tuo deciso impegno. Sono molte le persone che dicono: <Non è compito mio, questo!>. Certo, avrai mille motivi per non venire incontro a chi non viene ad abbracciarti … ma mai una ragione valida per non migliorare la qualità della tua vita nel suo insieme, dove il lavoro ne è una parte molto cospicua, importante e determinante.

Non lasciare il caso a lavorar da solo … ti viene incontro solo per coincidenza. Il caso è come la fortuna sfacciata: prendi un biglietto, lo gratti e vinci il gruzzolo. Ma, proprio perché un caso, devi grattare tanto, in termini di probabilità, per portarti a casa il gruzzolo coi biglietti che trovi in tabaccheria. Fai qualcosa, in fondo è ciò che chiedi ai tuoi figli o che chiederai loro non appena nasceranno e raggiungeranno l‘età giusta per ascoltare i tuoi prodighi consigli. <Fai il bravo, se il tuo compagno non studia … impegnati per conto tuo!>, dice la mammina.

Chiunque può dare il proprio contributo … a patto che voglia contribuire alla causa!

Francesco Tortora

 

Che dici, puoi fare qualcosa?

2 commenti su “Che dici, puoi fare qualcosa?”

  1. Caro Francesco,
    il mio lavoro mi ha dato l’opportunità di trovare le pillole di Brixia che ho raccolto e custodisco come un tesoro, e spesso rileggo quando perdo la carica!
    Le tue perle di saggezza sono preziose ma ancora più preziosa è la loro condivisione.
    I tuoi pensieri in cui mi ritrovo, non mi fanno sentire una folle visionaria, non sono sola nei miei pensieri, nelle mie speranze, nel mio ottimismo anche contro quelle che ai più sono evidenze ostiche… e questo non essere sola rende tutto possibile.
    Da tempo volevo comunicarti parte del mio mondo e finalmente l’ho fatto.
    Grazie di condividere la tua finestra aperta sul mondo!

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    • Marinica, è giusto che ti esprima la mia gratitudine per la felicità che mi hai offerto nel leggere le tue parole ricche di cuore! Non si è mai soli … quando non si è soli … anche quando ci si volta … e non c’è proprio nessuno! Un abbraccio

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