Cosa hai in mente?

Cosa hai in mente?

Lo stato d’animo, il modo in cui ci sentiamo a livello emotivo, dipende perlopiù dalle immagini che girano nella nostra mente. Di fatto … quando viene pervasa da filmati di successo e di felicità … non può deprimere nessuna persona al mondo. Al contrario, talvolta anche una piccola immagine negativa … porta le persone a vivere emotivamente male la situazione dettata dall’immagine stessa. Una vita da imbronciato, da infelice, non è affatto bella … né per te, né per chi vive con te … fidati!

Tra i paletti della realtà e quelli dello stato d’animo ci siamo noi che elaboriamo con il nostro cervello questa stessa realtà. Ciò per lo scopo di fornirci un’impressione mentale, dove quest’ultima qui ci porta ad un sentimento. La visione di immagini positive è una delle condizioni, se non la più importante, che si richiedono alle persone per vivere una felice. Come si dice spesso in giro? Vedi la vita con il concetto del bicchiere mezzo pieno … anziché figurartela col concetto del bicchiere mezzo vuoto!

Fermati ed immagina, in questo istante, che le tue tasche siano metà piene di soldini. Dimmi un pò, ti vedi felice o triste? Ora immaginale metà vuote e dimmi ancora: sei felice come prima quando, invece, le avevi metà piene? Le parole, così come più volte in passato ne ho evidenziato l’importanza, creano immagini e da lì sensazioni. La parola vuoto ha un significato molto diverso della parola pieno. E la parola “mezzo” poco fa cambiare autonomamente il concetto. Ma quando dico “mezza vuota” … in tanti, giustamente, pensano che la tasca è vuota … anche se soltanto a metà. Al contrario, quando dico “mezza piena” … le persone, sempre in modo corretto, pensano che la tasca è piena … anche se soltanto a metà. Nel primo caso scatta il principio della scarsità; nel secondo, quello dell’abbondanza. Cosa può fare una parola, vero? Beh amici, tutto questo non è un semplice gioco di parole: la mente funziona proprio così.

Vorrei che si comprendesse al meglio che la mente è come un computer, come uno dei tanti che abbiamo in casa o sul lavoro. Un miglioramento della linguistica è bene farlo per il nostro stesso interesse e per quello di chi ci vive accanto ogni giorno. Lo stato d’animo che si prova in una circostanza è l’esatto risultato di quanto stiamo facendo elaborare nella nostra mente. Ecco, quindi, l’importanza di inserire dati di qualità, egregia qualità, qualità superiore. Tre per tre fa sempre nove. Se questo ti fa stare bene, continua pure … perché è da stupidi cambiare se stai alla grande, non è così? Ma se nove come risultato ti fa star male, a questo punto mi domando: perché continuare a fare sempre tre per tre?

Poco intelligente il fatto di non cambiare quando abbiamo la possibilità di migliorare e di essere più felici. Se poi, carissimi amici, si è felici nel vederci e nel sentirci male … godiamoci la vita che stiamo cercando. Ma sicuramente convenite con me sul fatto che è la vera felicità ciò che stiamo cercando! Ora, dopo questa introduzione, il mio personale invito qual’è? Beh, la mia idea è di spingerci ad affrontare l’esistenza in un modo certamente più piacevole. In tutta franchezza, credo che tanti in fondo la desiderino per davvero una vita più felice.

Per ottenerla, per cambiare i fattori determinanti, dobbiamo impegnarci. Allo scopo penserei a delle molle. Le molle di cui parlo scattano in determinati e precisi momenti. In pochi termini, anziché reagire ad una circostanza allo stesso modo improduttivo di sempre (3×3=9) … cercheremo di cambiare il fattore che porta invece al risultato mentale desiderato (3×4, ad esempio, se per voi 12 equivale ad una reazione emotiva positiva). Si parte dal risultato, in pratica da come vogliamo sentirci!

E, ancora praticamente, dobbiamo ristrutturare la molla che è scattata al fine di rappresentarci la realtà in modo diverso. Questo è possibile grazie, appunto, ad una efficace ristrutturazione della tua interpretazione. E’ necessario effettuare un dialogo interno di genere discussivo (si, io che discuto con me stesso … non è da pazzi). Quando, quindi, incontri quella persona che già a pelle ti risulta antipatica e che ti porta a stizzirti … devi rivedere il fattore “antipatico”. Questo è il lavoro, facile ed impegnativo nel contempo. Dinanzi ad uno scenario simile potresti discutere questo significato (antipatia) in altro modo. Potresti pensare che in fondo anche tu in passato hai avuto a che fare con persone che risultavano a vista antipatiche … ma che poi conoscendole meglio si sono rilevate persone piacevoli, per bene.

Molte coppie, mariti e mogli, si sono conosciuti in situazioni in cui provavano sentimenti di indifferenza, apatia. Poi, come per magia, si sono coniugati. Com’è possibile, mi domando, che un uomo ed una donna fra di loro antipatici possano riappacificarsi ed in ultimo sposarsi pure e creare una bella famigliola? Personalmente, secondo logica, una persona alla quale ho conferito un’etichetta negativa … nemmeno vorrei vederla … figurati portarla sull’altare. L’entusiasmante verità è che hanno cambiato opinione su loro stessi eseguendo una decisa ristrutturazione (spesso frutto di pure circostanze della vita) che ha plasmato un sentimento opposto all’antipatia.

Se dunque possono capitare storie come queste … perché non pensare di crearsele ogni qualvolta ci sentiamo male alla sola idea di un fatto o di una persona? Ma, soprattutto, quando vivi emotivamente male … anche se di poco … sappi che per quella situazione potresti far qualcosa per il tuo benessere. Abbiamo attimi di potere … cui non possiamo assolutamente soprassedere.

Quando cambiamo il significato … magicamente cambia il risultato!

Francesco

 

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